Siamo in viaggio verso un luogo che non conosciamo. Abbiamo bisogno di raggiungere qualcosa che ci serve. Stiamo percorrendo strade estranee, ma il navigatore ci rende più sicuri, ci dice dove andare, quando girare, quanto manca. Poi succede qualcosa. Il navigatore si confonde, non ci capisce più niente, ci abbandona, facendoci finire su una strada interrotta. Si mette a rielaborare il percorso e, con voce metallica, ci dice di invertire il senso di marcia appena possibile. Come ci sentiamo?
La pagina 404 di un sito è quella che troviamo quando non troviamo quello che stavamo cercando.
Finiamo su una pagina di errore 404 se clicchiamo su un link che rimanda a un contenuto che non c’è più o che ha cambiato posto, oppure se digitiamo un indirizzo sbagliato.
Pagina 404: una questione di emozione.
La pagina 404, per sua natura, porta con sé il concetto di errore e tutto l’universo di emozioni che si possono scatenare di fronte all’idea di aver preso una cantonata: confusione, fastidio, scomodità, disagio, insofferenza, sfiducia, frustrazione, irritazione, paura.
Abbiamo raccolto i più comuni messaggi standard di errore e vestito i panni di chi ci si trova davanti.
Pagina non trovata.
Ok, quindi che faccio? Me ne vado.
Impossibile trovare la pagina.
Non dirmi che è “impossibile” trovare quello che stavo cercando, perché ho avuto una brutta giornata. Dimmi almeno che fine ha fatto.
Spiacenti, la pagina che cerchi non esiste.
“Spiacenti”? Iniziamo male. Se vi spiacesse davvero, mi aiutereste.
Error 404 Not Found
Eh?
Oh no! Sembra che tu ti sia perso
Ma veramente io ho cliccato su un link che avevi messo tu. E comunque sono una donna. Persa.
User Experience e strade interrotte
Esplorare un sito è come fare un viaggio in una città sconosciuta.
Velocità di caricamento delle pagine, leggibilità dei testi, chiarezza e utilità delle informazioni, riconoscibilità dei pulsanti di invito all’azione, semplicità di utilizzo, e anche pagine 404: sono alcuni degli aspetti che definiscono la User Experience e contribuiscono a creare il valore del sito.
Chiedersi cosa provano le persone aiuta a progettare un’esperienza di navigazione felice.
Orrore 404: si può evitare?
Se nel nostro sito abbiamo molti contenuti, è difficile tenere tutto sotto controllo. Possiamo affidarci a Google Search Console, oppure fare un controllo con Broken Link Checker, un software gratuito online che ci aiuta a trovare e correggere tutti i link rotti all’interno del sito – e anche quelli esterni, che potremo eliminare o aggiornare con nuovi contenuti.
In ogni caso, la pagina 404 può capitare a tutti. Possiamo delegarla ai messaggi standard di errore, quelli predisposti dal nostro server, e non darci pena per l’orrore che assalirà il nostro pubblico.

Oppure, possiamo decidere di personalizzare la nostra pagina 404 e trasformarla in una nuova opportunità, per l’utente e per noi.
Le linee guida di Google
La pagina 404 non piace neanche a Google.
Gli aspetti più tecnici non sono il tema di questo articolo, ma è utile sapere che una pagina 404 standard, oltre a essere brutta, è anche dannosa per il nostro sito, perché spreca il Crawl Budget, un valore che Google assegna al sito in base al tempo e alle risorse che deve impiegare per analizzarne i contenuti.
È Google stesso a consigliarci di personalizzare la pagina 404. Vediamo come e lasciamoci ispirare da qualche esempio.
Usa un linguaggio chiaro, cordiale, allettante
Le informazioni da dare in una pagina 404 sono almeno tre:
- C’è stato un errore.
- Ci sono delle cause.
- Si può rimediare.
Chiarezza, brevità, gentilezza e carisma sono le basi per progettare una pagina 404 che dia un’informazione spiacevole in modo piacevole.
Rimani coerente con la tua identità
Il caso del sito di Bret Victor è citato in quasi tutti gli articoli dedicati alle pagine 404 (sono tanti e, prima di scrivere il nostro, ne abbiamo letto qualcuno… ).
Bret Victor è un designer e la sua pagina 404 è ispirata al disegno di René Maigrette, The Treachery of Images. “Questa non è una pagina”, ci dice Victor. E allora cos’è?

Un altro esempio di coerenza con l’identità del brand è la pagina 404 della Nasa. Chi, se non un ente nazionale per le attività spaziali e aeronautiche, può essere più pertinente di così?

Cogli l’opportunità di (in)trattenere
Una buona pagina 404 è in grado di recuperare la relazione con le persone e riguadagnare la loro attenzione. Oltre al link per tornare alla home page, che è sempre opportuno, può contenere il link ai post più letti del blog o a un articolo che è utile al momento giusto.
Per esempio, Lonely Planet ci rimanda a un suo articolo sulla bellezza di perdersi.

Sebbene la scelta iniziale “Ti sei perso?” non ci convinca per la sua mancanza di inclusività – un aspetto, questo, che abbiamo già anticipato e di cui parliamo anche più avanti, – questo esempio ci piace perché una casa editrice che pubblica guide turistiche non poteva suggerire un consiglio di lettura migliore, perfettamente a tema.
Si può addirittura giocare con l’utente, come fa Canva, che propone di risolvere un puzzle. Da notare, anche, che il puzzle proposto cambia al refresh della pagina.
Resta in contatto
Diamo all’utente la possibilità di segnalarci ciò che non va. Anche se i nostri contatti sono già indicati da qualche parte nella pagina, nel menù o nel footer o in entrambi, ripeterli e metterli bene in evidenza nel nostro messaggio non ci costa niente, né fa perdere tempo e (ulteriore) pazienza all’utente.
5 consigli di ViaColombo
La pagina 404 è un contenuto come tutti gli altri del sito. Progettarla non richiede meno impegno di quello che serve per creare la pagina “chi siamo” o per presentare i nostri servizi, perché:
- è un’altra occasione per far conoscere o per riconfermare al tuo pubblico chi sei e cosa fai;
- può diventare una pagina usabile, creativa e, sì, di valore.
Dimenticare di personalizzare la pagina 404 equivale, secondo noi, ad abbandonare l’utente davanti a un precipizio e darsela a gambe levate. Ecco, invece, cosa ci sembra importante:
1. Farsi riconoscere
Quando l’utente finisce sulla nostra pagina 404, deve sentire che noi non ce ne siamo andati. Quello che stava cercando non c’è, ma noi sì e non gli abbiamo lasciato la mano.
Per raggiungere questo obiettivo, la pagina 404 deve conservare:
- l’identità visiva del sito: logo, palette dei colori, caratteri tipografici, elementi di navigazione, immagini, tutto ciò che assicura la continuità di stile;
- l’identità verbale del sito: le parole che usiamo sono la nostra voce. Possiamo scaldarla con un tono più informale, ironico o sportivo, a meno che non ce l’abbiamo già per natura come Runtastic, l’app di Adidas.

Possiamo usare immagini e linguaggi vicini alla nostra realtà, come fanno Bata e Pittarello.
2. Cogliere l’occasione per valorizzare il prodotto
Se vendi un prodotto o un servizio che si può evocare facilmente con un’immagine, hai già una creatività 404 davanti ai tuoi occhi. Perché non coglierla? Guarda gli esempi di Lavazza, Barilla, Garofalo e Buitoni.
Disney e Pixar, invece, trasformano i loro personaggi in divertenti ambasciatori del messaggio di errore. Grazie a Wazowskie di Monsters & Co. e a Tristezza di Inside Out, è più semplice accettare una pagina 404, no?
Restiamo ancora nel mondo del cinema. Ecco cosa fanno Netflix e 20th Century Fox.
3. Mostrare attenzione per la persona e per il genere
Di fronte alla frase “Sembra che tu ti sia perso”, Luisa Carrada forse esclamerebbe: “Ma io sono una signora!”.
Con un po’ di impegno in più, ci renderemmo conto che ci sono molti modi di riscrivere la frase “Sembra che tu ti sia perso”, aggirando la necessità di coniugare verbi e declinare nomi. Uno di questi potrebbe essere: “Sembra che tu abbia perso la strada”. Eppure, una frase come questa contiene un altro tipo di scortesia: stiamo dicendo alla persona che forse è incapace; che, se ha perso la strada, è responsabilità sua. Quindi, superate le insidie del genere, abbiamo creato il senso di colpa.
4. Ammettere l’errore
Evitiamo di attribuire la responsabilità all’utente. Se ha cliccato su un link interno, cioè da una pagina A a una pagina B del nostro sito, ed è finito invece su una pagina 404, non si è perso: siamo noi che abbiamo cancellato o modificato l’indirizzo della pagina B e ci siamo dimenticati di aggiornare il link nella pagina A.
Starbucks, per esempio, si scusa subito e dedica molto testo a spiegare le possibili cause e i rimedi. Bella, poi, l’immagine della macchia: ci suggerisce che prima c’era una tazza di caffè e che il padrone di casa si è dimenticato di pulire.

5. Dare una rinfrescata
Per finire, non è male rinnovare ogni tanto la pagina 404, soprattutto se abbiamo da poco fatto un lavoro di rebranding, e quindi di restyling del sito, oppure solo per il gusto di un contenuto più fresco.
È quello che fa, tra gli altri, Dropbox.
Un’ultima cosa, che ti sussurriamo nell’orecchio: se puoi, dillo in italiano.
Se hai personalità, personalizza
Adesso hai materiale sufficiente per ricontrollare la struttura e il messaggio della tua pagina 404.
Abbiamo creato per te un album Facebook, dove abbiamo raccolto sia gli esempi fatti in questo articolo, sia altri che abbiamo trovato in giro.
Se non sai come trovare la pagina 404 di un sito, basta aggiungere all’indirizzo lo slash / e dei caratteri a caso.
Per esempio: www.viacolombo.it/eh?.